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 Sanremo story '75 - '79 - gli anni di...latta



Sanremo story '75
'79
gli anni di...latta





(Publiweb) - Sfrecciano gli anni '70 dei pantaloni a zampa e i vestitoni hippie, le basette e i brillantini glam e l’Italia si politicizza musicalmente con l’avvento del cantautorato specializzato e addetto ai lavori, De Gregori su tutti. Sul fronte rock i ragazzi s’innamorano del progressive e delle mode esterofile e trovano sempre più difficoltà a reperire miti sul palco del festival. L’edizione '75 parte capitanata da Mike e la Ciuffini, come le vecchie tendenze del Rischiatutto suggeriscono. Ma chi si ricorda di quell’edizione vinta dalla timida Gilda Giuliani con la sua “Ragazza del Sud”? Inutilmente Nico dei Gabbiani provò a recuperare fans della sua “Parole” con un’incerta “Io credo”: sfidiamo tutti a ricordare il refrain di “Va speranza” della Fratello, giunta terza alle spalle di “Ipocrisia” di Angela Luca in un Festival in cui ci riprovò anche Lorenzo Pilat, autore di tanti successi da hit parade e pupillo di Celentano con la sua “Madonna d’amore”. Nebbia assoluta.
Era l’anno santo e i pellegrini sciamavano verso Roma. In Spagna, scomparso il generalissimo Franco, era il turno di Juan Carlos e il Nobel per la letteratura andava a Montale. Lauda e Thoeni strappavano successi nello sport e la Lazio, ahimè, malgrado la consacrazione di Roma caput mundi, lasciava lo scettro alla Juve padrona. In hit parade andava alla grande Mina con “L’importante è finire” dagli evidenti doppi sensi erotici. Era un momento crescente anche per Baglioni che indovinava un altro bersaglio con la struggente “Sabato pomeriggio”. Fra una lacrima e un singhiozzo, prendeva il largo anche Modugno con una “Piange il telefono” che avrebbe fatto fortuna anche nella solita edizione cinematografica ad uso e consumo dei telenovelas—fans. L’Italia riscopriva i gruppi pop dal riff entrante, ottimi per scandire i ritmi degli amori nascenti. Al discoestate svettavano “Tornerò” dei Santo California,“Tornerai tornerò” degli Homo sapiens, “Incontro” di Patty Pravo” ma il vero leit-motiv della stagione calda era un eccitantissimo “Amore grande amore libero” suonato in moog da Federico Monti Arduini alias Guardiano del Faro. Sull’onda del successo raggiunto, Wess e Dori Ghezzi spendevano un ennesimo “Un corpo e un’anima” per accaparrarsi consensi. Fra le bands di casa nostra, strada spianata per i Cugini di campagna, falsetto e testi semplici e accattivanti. Dopo “Anima mia”, ecco “Un’altra donna”. Ed era trionfo.Si piazzava bene anche Claudia Mori con suo “Buonasera dottore”. Andavano forte la colonna sonora di “Profondo rosso” e Sereno è” di Drupie Con “Reach out I’ll be there” cominciava ad imporsi Gloria Gaynor, futura regina della disco-music. Se ne andava il grande maestro Pierpaolo Pasolini, eliminato in modo tempestoso forse da uno dei suoi “ragazzi di vita”, come nel finale tormentato di un suo romanzo.
Arriva il “76 del terremoto del Friuli, della velenosa nube di Seveso e dell’elezione di Carter nel bicentenario USA. Im Italia, Tina Anselmi è il primo ministro donna. Esplode lo scandalo Loockeed e fra i nostri ci rimette Tanassi anche se è vana la ricerca di Antilope Copler. “Rocky” comincia ad accalappiare spettatori nei cinema e il grand ciak perde un suo grande protagonista: Luchino Visconti. E Sanremo? Lo vince Peppino di Capri con “Non lo faccio più”, strip-tease casereccio e vergognoso con tipico senso di colpa all’italiana. Presenta Giancarlo Guardabassi, dee-jay dell’epoca, diventato erede di Lkuttazzi ad HitParade che rianima un po’ il palco.Alle Spalle di Peppino, il tandem Wess-Dori grezzi con “Come stai con chi sei”. Vanno alla grande i tandem uomo-donna con botta e risposta e in quel periodo sguazzano nel clima litigioso-idialliaco anche Johnny Halliday e Silvie Vartan. Sandro Giacobbe, con “Gli occhi verdi di tua madre” spezza l’ennesima lancia alle belle signore non più in fiore. E la donna italiana respira. Non si vive di soli 20 anni e fisico da topmodel (Verushka e Twiggy, all’epoca, i modelli da seguire). C’è Cutugno, futuro eterno secondo del Festival fra i primi 4 classificati, nel gruppo “Gli Albatros” che con “Volo AZ 504”. In quel Festival 76 vediamo la Berti col suo “Omar”, omaggio al bebè e il Daniel Sentacruz Ensemble che, piazzato in classifica “Solendo” ci riprovano con “Linda bella Linda” e sembrano in tiro sia Drupi (“Sambariò”) che i Camaleonti (“Cuore di vetro”) come le hit parade confermeranno. E’ un’edizione già più coerente col mercato discografico e c’è da ricordare anche “Andiamo via” de “La strana società” e “L’ho persa ancora” degli “Opera”, in linea con gli altri pezzi gettonati nei juke box, da “Amore nei ricordi” de “La bottega dell’arte” a “Feelings” di Morris Alpert a “Voglio amarti così”, remake delle “Piccole ore”. Ma la reginetta dell’anno è “Ancora tu” di Battisti, richiestissima nei jukeboxes e nei locali. Va bene anche “Non si può morire dentro” di Gianni Bella. Altri hits, “Margherita” del poetico Cocciante, “SOS” degli Abba, “Europa” degli ispiratissimi Santana e, guarda chi c’è un’altra coppia, “Amore mio perdonami” di Juli&Jiulie (il maschietto sarà il futuro padre di Gioregia, aspirante reginetta del soul all’italiana….). S’impone anche “Sandokan”, sigla del telefilm d’assalto. Celentano con “Svalutation” disegna un ennesimo bozzetto musicale delle manie italiche.A vincere lo scudetto è il Toro di Gigi Radice che fa un calcio all’olandese e si affida al piede fatato di Sala e alle fiondate vincenti di Graziani e Pulici, esaltando il collettivo.
Si va verso la febbre del sabato sera, decretata dal ministro della sanità discografica John Travolta che fa il colpaccio nei cinema e lancia una moda brillantinata e danzereccia. Nascono ufficialmente le prime vere discoteche italiane e, quel che prima si faceva nelle cantine o nei night, ora si può a ritmo di Gloira Gaynor, Donna Summer, gli chic e compagnia bella dal venerdì alla domenica compresa. Sanremo si arrabatta come può. Si affida agli estri degli Homo Sapiens che nel “77 piazzano prima la loro cinematografica “Bella da morire”, tutta una spot “con la fine sopra i miei blue-jeans”, richiamo erotico-adolescenziale.Alle piazze d’onore, i Collage (“Tu mi rubi l’anima”) e i Santo California (“Monica”). In Germania, i nostri cari amici teutonici diffamano gli italiani con una copertina del “Der Spiegel” con su scritto “Spaghetti e P38”. Il calciatore della Lazio Re Cecconi, settepolmoni biondo e grande artefice dello scudetto 74 si fa uccidere per uno stupido gioco in gioielleria, fintando una rapina. Storia d’amore con rapimento fra Emanuela Trapani e il bandito latin-lover Vallanzasca. Esce nei cinema il primo “Guerre stellari” del fascinoso e avventuriero Harrison Ford. E’ l’anno degli Alunni del sole con “A’ Canzuncella”. Della stragettonata “Ti amo” di Tozzi, dell’ennesima sentimentalballata di Baglioni “Solo”, de “l’Angelo azzurro” di Balsamo e “Alla fiera dell’Est” di Branduardi. Vendono bene Morandi con “Sei forte papà e “Furia” di Mal, con la complicità dei bambini. Amanda Lear con “Tomorrow” e Renato Zero con “Mi vendo” sconvolgono i tradizionalisti. Ma tutto questo, al di là di Sanremo. Molto al di là.
Arriva il “78 del sequestro Moro, della mesta fine di Paolo VI e del brevissimo pontificato di papa Luciani a cui seguirà Giovanni Paolo II. Pertini, capopolo dalla pipa che fa simpatia e un passato da partigiano diventa presidente. Se ne ricorderà Cutugno, al momento della sua canzone nazionalpopolrare… Le nostre classifiche discografiche premiano “Stayin’ alive” dei Bee Gees, “Figli delle stelle” di Alain Sorrenti,, l’intrigante “Pensiero stupendo” di Patty Pravo e “Sotto il segno dei pesci” dell’ormai consacrato venditi. L gente canticchia “Triangolo” di Renato Zero, con allusione evidente (come del resto nel pezzo di Nicoletta alias Patty) ad una coppia..ampliata. Ma negli anni 70 l’emancipazione apparente dilaga, assieme l femminismo e all’ambiguità diffusa. Colleziona successi Olivia Newton John ed esplode anche “Grease” a ruota della “Saturday’s night fever” mentre la Battistiana “Una donna per amico” tiene banco ovunque. Con “Ufo Robot” si afferma la tendenza ormai dilagante del piccolo automa dominante nel regno del giocattolo, ben spinto dai cartoons televisivi per bambini. Sanremo? Eccolo lì. Vincono i Matia Bazar con “E dirsi ciao”, ma la vera sorpresa è la giovanissima Anna Oxa prima versione, molto punk con “Un’emozione da poco”. Fa colpo anche Rino Gaetano con “Gianna”, originalissimo e sregolato nelle canzoni e nella vita, se ne andrà troppo presto per dire tutto quel che aveva nel mondo spesso privo di poesia giocosa e anarchica della canzone italiana.
E gli anni 70 si chiudono con un “79 che vede a Tempio Pusania il, rapimento De Andrè-Dori Ghrezzi. La Thatcher diventa Premier in Inghilterra e Sindona scompare dopo l’accusa di bancarotta fraudolenta. Il Premio Nobel della Pace a va a Madre Teresa di Calcutta e a Wilmbledon trionfa Borg. Vendono dischi Celentano e Alan Sorrenti con “Soli” e “Tu sei l’unica donna per me” ed anche Igliesias con un “Pensami” al di là di ogni logica giovanilista e discotecara, dedicata ai romanticoni incalliti. E’ l’anno di “Gloria” di Tozzi e ”Splendido splendente” della Rettore, alle prese col primi match con Loredana Bertè sua eterna rivale, interprete di “E la luna bussò”. Zero sforna il suo capolavoro toccante: “il carrozzone” mentre la Gaynor con “I will survive” acchiappa il pubblico giovane e impazza nelle discoteche. E a Sanremo? Vince Mino Vergnaghi con la sua “Amare”. Qualcuno forse se ne ricorda. Ma siamo a un passo dagli anni 80 con la tecnologia e il culto dell’immagine e la new wave inglese degli Spandau e i Duran Duran. In freta, sta scoppiando un’altra febbre. Saremo tutti tecnologici e bellissimi, plastificati e ormai liberi dalle catene di una politicizzazione obbligata. Sarà tutta un’evasione, in viaggio verso Internet e i cellulari. Ed anche Sanremo si farà il lifting per tornare on line..."
Patricia Wolf


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