Metti Like su Publiweb Suggerisci Publiweb su Whatsapp Aggiungi nei preferiti Segui Publiweb su Twitter Publiweb Newsletter RSS Publiweb






 NICOLA DI BARI SUGLI SCUDI - è il trionfo dell'antidivo



NICOLA DI BARI SUGLI SCUDI
è il trionfo dell'antidivo





(Publiweb) - Leone alla presidenza della repubblica, esplode il “giallo” Milena Sutter, Vittorio Emanuele sposa Marina Doria e in Italia impazzano gli “hot pants”. E’ il 1971 con Battisti trionfatore delle superclassifiche con “Pensieri e parole” ed autore doc per Mina che lo segue a ruota nelle top-charts annuali con “Amor mio”. Vanno forte le colonne sonore di “Love Story” e “Anonimo veneziano” mentre George Harrison vive la sua prima avventura solista da ex Beatle colpendo nel segno con “My sweet lord” in atmosfera orientale. Sul palco ligure, condotti da Carlo Giuffrè ed Elsa Martinelli, s’impongono Nicola di Bari e Nada con “Il cuore è uno zingaro”. Nada è ormai cresciuta, non è più la ragazzina degli esordi ma mantiene tutte le sue promesse d’esordio con quella voce tonante e la gran grinta. Nicola, all’anagrafe Michele Scommegna, è il timidone di sempre. Ha conservato la semplicità degli inizi-carriera, si è ambientato nella metropoli milanese e “dice” le sue canzoni con estrema accattivante dolcezza. “Il cuore è uno zingaro” ha dalla sua una melodia facile e insinuante: costruito ad hoc per Sanremo dalla premiata ditta Migliacci e Mattone s’impone alla grande in entrambe le interpretazioni. Alle spalle del tandem, ecco gli scatenati Ricchi e Poveri e Josè Feliciano, sudamericano dalla voce suggestiva e un’aria di “saudade” che conquista. Bel terzo posto a Lucio Dalla con un’impagabile 4/3/1943 che tutti ribattezzeranno “Gesù bambino”, poeticissimo e anticonvenzionale testo su musica folk-struggente e il gioco è fatto. Ballata per intellettuali malinconici. Uno dei più bei pezzi dell’ispiratissimo Lucio. Fra i brani di quest’edizione, restano in mente “Com’è dolce la sera” di Donatello, la strappalacrime “Come stai” del tandem Modugno-Carmen Villani, “Ninna Nanna” dell’accoppiata Caselli-Dik Dik ed ovviamente “Sotto le lenzuola”, tradimento maschilista-com-pentimento-finale affidato al Gran maestro Adriano Celentano.
Vanno forte i Pooh con “Tanta voglia di lei” e “Pensiero” ma il momento d’oro di Nicola Di Bari continua anche a Canzonissima in autunno e si chiuderà il 6 gennaio con la sua meritata vittoria con quel “Chitarra suona più piano” dal crescendo inarrestabile che strapperà applausi e voti delle giurie. Ed a Sanremo 72, bis dell’antidivo di Zapponeta. Al cinema va alla grande “Il padrino” che immortala le gesta dei boss mafiosi e la soundtrack di Santo&Johnny s’impone nelle classifiche musicali, Mina con “Grande grande grande” (di Tony Renis) cementa la sua supremazia discografica e Lucio Battisti infila un’altra perla alla sua collana di successi con “I giardini di marzo” con quel refrain “Che giorno è, che anno è, questo è il tempo di vivere con te” che invita a cori notturni estivi attorno a un fuoco sulla spiaggia. A Sanremo ci si va da soli, quest’anno. Basta con le accoppiate. Mike Bongiorno, la Koscina e Villaggio menano la danza ed è ancora lui, Nicola di Bari ad aggiudicarsi il bottino. Presenta un’ammiccante quanto delicata “I giorni dell’arcobaleno” dove si racconta di una tredicenne che rinuncia ai suoi sogni di bambina per inseguire un amore troppo adulto. I superpoliticizzati ormai dilaganti l’accusano di “qualunquismo” e le censure sparano sulla frase “perché a 13 anni hai già avuto un amante” per paura di proteste di genitori inviperiti per il cattivo esempio dato ai propri adolescenti in fiore. In conclusione però è un motivo piacevole e ben costruito, nessuna pretesa di capolavoro ma un quadretto d’epoca assai meno “ruffiano” del “Non ho l’età” di Cinquettiana memoria.
Alle spalle di Nicola, ecco l’altro sudista melodico-moderno: Peppino Gagliardi. Non stringe più rosari per imporsi: piccoletto e ispirato, urla alla luna il suo pianto da coyote disperato. Va di moda e con “Settembre “ e “Sempre sempre” gliel’hanno già detto le vendite discografiche. Quel Sanremo lo battezza grande con “Come le viole”, melodia che fa sognare i nostalgici e gli innamorati. Massì, fa tenerezza anche lui, altro antidivo che consola chi non ha il fisico da Marlon Brando e spera di conquistare supergirls incontrate all’ultima festa. Buon terzo posto con Nada con “Il re di denari”. C’è sempre Dalla in evidenza con un altro gioiellino: “Piazza grande” e debutta Marcella Bella con “Montagne Verdi”, una riccioluta siciliana lanciata in pista dal manager della Caselli, Ivo Callegari, uno che di talenti se ne intende… Fra i Delirium che lanciano Jezahel , pezzo di stampo mistico-orientaleggiante c’è l’Ivano Fossati che presto farà parlare di sé come cantautore d’alto lignaggio e produttore di scuola elevata. Ma ha ancora qualche gradino da salire per il grande salto. Ci sono anche Modugno (Un calcio alla città) e Morandi (Vado a lavorare) ma è difficile dar troppo credito ai motivi sanremesi quando in classifica irrompono brani stranieri d’impatto come “All the time in the world” di Armstrong, “Without you” di Nilsson, “Alone again “ di Gilbert O’ Sullivan e comincia a far furore il Guardiano del Faro con “il gabbiano infelice” a colpi di moog. La musica straniera fa capolino insistente anche se a vincere il discostate è Nazzaro con una italianissoma (e un po’ scontata) “Quant’è bella lei”. Ma il Festivalbar va all’astro nascente per antonomasia: Mia Martini. Già l’anno precedente, fra Festival Nuove Tendenze di Viareggio e Cantagiro aveva accalappiato l’attenzione pubblica con un’eclatante “Padre davvero”. Stavolta gioca più sul popolare e lancia “Piccolo uomo” (e la mano di Lauzi si sente). Trionfo assoluto, stracciando un Pappalardo urlante il suo “E’ ancora giorno”. E a settembre alla Mostra internazionale di Venezia lancia “Donna sola”, splendido brano di matrice soul che esalta la sua potenza vocale e interpretativa.
E’ il 72 dell’assassinio Calabresi a Milano, nuovo sigillo delle BR, del blitz palestinese alle Olimpiadi di Monaco, della sciagura aerea di Punta Raisi in cui perde la vita anche Cesto Vicpaleck jr. figlio dell’allenatore juventino. La grande Paola Borboni, regina della prosa italiana, a 73 anni va all’altare al fianco del pargolo Bruno Vilar sbalordendo benpensanti e commovendo il resto d’Italia. Sul fronte musicale oltrecortina spiccano i Genesis, i Led Zeppelin, è il momento del glam-rock made in England. Da noi, l’ennesima puntata della nostra band nostrana, i Pooh si chiama “Noi due nel mondo e nell’anima”. Italia, paese di eroi, santi, poeti, navigatori e….inguaribili romantici..."
Patricia Wolf


Precedenti :