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 SANREMO STORY - luigi tenco: poeta maledetto



SANREMO STORY
luigi tenco: poeta maledetto





(Publiweb) - E scivolano gli anni “60 dal boom economico alla rivoluzione culturale. L’Italia si intriga nella caccia alla Banda Cavallero e s’infervora per le nozze scandalose fra la contessina Agusta e il calciatore Germano. Christian Barnard inizia l’epopea d’oro dei trapianti. Se ne va Totò, grande mito del cinema maestoso poeta dalla maschera di clown capace di dar volto e corpo a una comicità venata di malinconia. Le note di “Malafemmena” riecheggiano come spilli acuminati. E anche Sanremo vive il suo dramma. L’addio a Luigi tenco, poeta maledetto di scuola genovese. Il ragazzo triste di “Lontano lontano” e “Vedrai Vedrai” scoperto tardi dal pubblico, come accade agli artisti veri, geni incompresi per destino. Nella sua stanza d’hotel, dopo l’esclusione dal festival, si uccide con un colpo di pistola e sul palco del Casinò piomba un silenzio spettrale di tragedia o forse senso di colpa per un sistema d’ipocrita indifferenza all’arte che non perdona. Ma the show must go on e continua. “Ciao amore ciao” cantava il bel tenebroso, poeta maledetto alla Rimbaud. Vincono Claudio Villa e la Zanicchi con un brano vecchio stile come “Non pensare a me” (piace anche Orietta Berti con la stucchevole “io tu e le rose” e viene ripescato Pettinati con “la rivoluzione”, come tenco lamenta nel suo messaggio d’addio amarissimo) e fa in tempo a far spettacolo il francese Antoine (“capelli lunghi, idee corte” gli aveva gridato contro Johnny Halliday geloso dei suoi successi) in tandem con il nostro Bob Dylan Gian Pieretti, portato dal vento dell’est. I Rokes rilanciano il beat con “Bisogna saper perdere” vendicando i capelloni bistrattati l’anno precedente, LittleTony lancia il suo hit “Cuore matto” e si affermano”La musica è finita” cesellata alla grande dalla Vanoni su ispirata ideazione di Bindi e Califano e “L’immensità” firmata Don Backy e proposta da Johnny Dorelli. Ma la “Proposta” più valida è dei Giganti, quartetto ricco di idee, già ialla ribalta con “Tema” al precedente Discoestate e stavolta grandiosi con il loro “Mettete dei fiori nei vostri cannoni” che resterà nella storia in un’era di pacifismo obbligato.Va forte la giovane Annarita Spinaci con “Quando dico che ti amo”, firmata Tony Renis. Finisce male per Caterina Caselli, tutta d’argento vestita, stavolta. Il suo “Cammino di ogni speranza” (firmato Umberto Napolitano, geniaccio del beat contemporaneo impegnato) va fuori malgrado l’accoppiata col duo Sonny&Cher. Bella prova del tandem Donaggio-Villani con “io per amore. Resta fuori anche Modugno con la sua “Sopra i tetti azzurri del mio pazzo amore”, forse troppo gigionesca, per essere vera.
Sanremo è sotto accusa. Fa troppo male, quella gara da giocarsi in tre minuti. Mina se n’era già accorta e aveva abdicato per sempre. Ci vorrà Ssanremo 68 per ridar fuoco alle ceneri dei cantautori. E Sergio Endrigo, tranquillo cantore del triveneto estremo spenderà nella sua “Canzone per te” tutto il furore romantico di cui è capace, per vendicare l’amico Tenco col supporto di un dolcissimo Roberto Carlos, straniero sudamericano di razza, quasi un giocoliere del football fin dal nome di battaglia. Gran bel motivo, il loro. Da incorniciare. L’Italia ormai è in piena rivoluzione. I ragazzi occupano le scuole e le università, Valle Giulia diventa teatro di guerriglia, , il maggio francese esplode e i grandi leader cadono sotto i colpi dei fanatici. Se ne vanno Martin Luther King e Robert Kennedy, quasi al rush finale alla presidenza americana. Bob fratello di John, vigoroso e bello quanto lui negli ideali e nella crociata per l’integrazione razziale. E’ momento di lotte e sangue. Di grandi drammi. Il terremoto nel Belice fa sfracelli e l’italia si consola con la vittoria all’europeo per un guizzo di Petruzzo Anastasi e una stoccata di Gigi Riva. Siamo campioni d’Europa. In TV fa gran colpo l’Ulisse. Jacky Kennedy sposa l’armatore Onassis. Sanremo assieme ad Endrigo ospita fra i motivi da “podio” “Canzone” di Celantano-Milva e “Casa bianca” tutte e due scritte da Don Backy che ricorre all’escamotage di far firmare a Detto Mariano quest’ultima perché nel regolamento nessun autore poteva portare due pezzi. E’ l’anno di Louis Amstrong che rischia lo show prolungato, continuando a sparare gran jazz dalla sua tromba d’oro al termine di “Mi va di cantare”, uomo da palco come pochi .Stupisce ancora Antoine, vestito da Mago con “la tramontana” guadagnandosi nuovi consensi. Anna Identici si afferma con una spumeggiante”Quando m’innamoro”.. Da ricordare, certamente “la Voce del silenzio” che Dionne Warwick, grande stella del soul traina verso il trionfo con la sua voce da urlo. C’è spazio blues anche per Fausto Leali il nostro “soulman” bresciano e il suo partner Wilson ticket, con una “Deborah” da antologia. Al “Cantagiro” vince la Caselli con “Il volto della vita”, cover d’autore e per stavolta Morandi sta a digiuno. E’ il gran momento di Caterina che batte il ferro finchè è caldo e lancia a Canzonissima un altro hit sicuro,la stupenda “Insieme a te non ci sto più” di Paolo Conte. Stesso autore di quella “Azzurro” che con la grinta beffarda di Celentano aveva già dominato il mercato estivo. Peccato che il suo “Carnevale”, urlato a gran voce con braccia tese verso il mondo, finirà male e “Canzonissima” sarà, per l’ennesima volta, di un melodico (sia pure moderno): Gianni Morandi..."

Patricia Wolf





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