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 Sanremo '89: quando... - mi svegliavo dicendo:



Sanremo '89: quando...
mi svegliavo dicendo: "mimì è tornata"





(Publiweb) - "Sai/la gente è strana/prima si odia e poi si ama..." Si stanno spegnendo gli anni 80 del culto dell'immagine e del trionfo dei "panozzi" figli di papà ed io son lì a bollire, hardrockettara persa, in felpa con David Coverdale degli Whitesnake stampigliato su, anfibi, chiodo e nevrosi. Sanremo arriva rombando, con Anna Oxa&Leali vincitori annunciati e Jovanotti che canta il suo inno a "Vasco", mito della vita spericolata e poi c'è Salvi col suo "Esatto" e la Vanoni e Paoli e tutti gli altri. Per me il Sanremo di quell'89 che finirà con le prime picconate al Muro di Berlino, le gesta dell'Armata rossa in Ungheria e Repubblica tedesca, Khomeini prima dictator feroce poi morente, il Dalai Lama Premio Nobel per la Pace è soprattutto un'attesa fremente per un grande ritorno. Quasi un deja vu incantato che mi coglie impreparata. "Riscende in pista Mia Martini, dopo 7 anni di silenzio.." recitano i mass-media. Canterà forse con Renato Zero che le danza intorno, amico fedele di scorribande notturne, lui Dracula il vampiro, lei zingarella con bombetta e sveglia al collo e Lory in mini a far scandalo per i perbenisti della dolcevita romana. Poi Renato farà solo da spettatore e il palco sarà solo per Lei.
Ed io lì ad aspettare. A svegliarmi ogni mattina con un nodo in gola, ripetendo "Mimì è tornata". Tornata. Io che per anni avevo rimosso il ricordo di lei e rivedevo improvvisamente i trionfi al festivalbar e i suoi esordi da india inasprita contro tutto, contestatrice in "Padre davvero", soul-woman in "Donna sola", grandiosa da monopolizzare radio e juke box con "Minuetto" e poi le mie corse in cinquecento scappottata col suo poster incollato al cofano e la casa in via dei colli Portuensi, tante palazzine nella serpentina tutta nel verde, i suoi cappelli alle pareti e l'odore inebriante del patchouly e poi "Vorrei farti un'intervista sulla magia" "Ma io alla magia ci credo sul serio...Non voglio i maghi ciarlatani.." e "Perché non vieni al cinema con me a vedere un film di Alberto Sordi" e io che volevo scappar via, per paura che mi stritolasse un mito che sbattevo in faccia a tutti i miei flirt dell'epoca. E poi Lory che raccontava che la sorella le sbarrava il successo e le rubava le canzoni ed io ragazzina ai primi passi che le sbattevo sul rotocalco, forse per provocare, forse per incuriosire. "...cambia idea improvvisamente/ prima la verità poi/ mentirà a noi/ senza serietà/ come fosse niente..."
Mimì è tornata.Mi divertivo a chiamarla così, come la chiamavano tutti e lo sapevo bene che per me lei era "Mia Martini" e quel nome mi regalava un fremito magico, rievocandomi fascinazioni mai perse. Non m'importava di chiamarla col suo nome vero, quasi a voler sottolineare una familiarità ben diversa, come facevano i suoi fans. Soprattutto quelli dell'ultim'ora.Spiavo lo schermo di quel microlocale in via di ristrutturazione dove stavo consumando le mie prime libertà di adulta emancipata, dopo il distacco dai miei. '89 di scudetto all'Inter dei record del Trap e Coppacampioni al Milan contro i rumeni e Salvator Dalì pittore sublime che aveva anche dipinto lo scenario surrealista del mio film-cult di Hitch "Io ti salverò" che entrava nella Leggenda, uscendo dalla scena terrestre. Tempi di nuovi amori al telefono, sussurri inventati nel silenzio, racconti di vita vissuta per riaccendere ceneri di un fan-club ucciso dal rock tragico di uno schianto. " Sai, la gente è matta/ forse è troppo insoddisfatta...." Eccola, Dio quant'è cambiata. Che ci fa, con quell'acconciatura assurda e quel trucco....vestita così, da palcoscenico...Non posso crederci, dov'è finita la mia zingara hippie che dava addosso al festival, sentendolo troppo nazionalpopolare e si ergeva paladina un po' sdegnosa di un anticonsumismo giovanilista e un po' perverso, tirandosi appresso l'aura "maledetta" della droga e del carcere... grandiosa ad accendere la mia mente di guerrigliera pasionaria focosa e quella sua casa nuova sulla Flaminia, il cascinale dove correvo a portarle il mio primo romanzo scritto per scoprire i suoi sguardi ammiccanti, da gatto felpato che stanava le emozioni dal labirinto dell'inconscio e mixava tutto in un alambicco di note stracciate da Carole King dei nostri lidi o Aretha o Mahalia Jackson, gospel-singer de noantri, massì tanto è lo stesso ed io mi ribevevo la mia adolescenza tenuta dentro all'ossesso. Sanremo di "Le mamme" di Cutugno e "Cara terra mia" di Al Bano&Romina e poi di Dori Grezzi con "Il cuore delle donne" e Carosone e il babbà dalla Laurito e Fiordaliso e...e quel mio risveglio dolcissimo e ispirato di ogni mattino: "Mimì è tornata".
Tornata a dar interviste spiegando la sua vita in campagna, in quegli anni di "fuga", coi contadini Silvano e Liliana che la viziavano, per sfuggire al ricordo di un amore che trasfigurava nei ricordi ed aveva imparato a ridere, a raccontarsi in modo salottiero,via via sempre meno timido anche se certe gestualità nascondevano la diffidenza di sempre verso la TV e le sceneggiate....ed io recuperavo vecchi dischi e registravo cassette di canzoni mai ascoltate e mi ritrovavo bombardata dalla sua voce e la sua immagine esattamente come anni ed anni prima... Piaceva a tutti, era dappertutto ma...Ma Dio, quant'era cambiata ..."Quando la moda cambia/lei pure cambia..." Ed ora vestiva Armani. Lei, così poco incline alle firme. Poi mi fermavo un attimo. Ma quella voce, arrochita nel tempo, sempre la sua. E quegli zigomi decisi pronunciati e la sua bocca che disegnava strani angoli per seguire gli impulsi rabbiosi della sua gola da blueswoman di razza.....Dov'era finito il guardaroba distribuito per la stanza, abito dopo abito, camicetta e gonna zingaresca dopo camicetta e gonna....una piccola sartoria fra quattro mura, firmata freak com'era lei e ci teneva a dirlo e dimostrarlo, in ogni attimo della sua esistenza tormentata. Cercavo Carlo Alberto Rossi, suo primo talent scout, gli chiedevo se aveva ancora le copertine de "il magone" e mi tornavano alle mente quegli attimi di sballo totale quando "I miei baci tu non puoi scordar" giravano nel suo giradischi, sfilati fuori da una copertina di un vecchio 45 giri d'epoca . E il suo ghigno soddisfatto. La sua aria da conquistatrice, incantatrice d'anime. "Tu /tu che sei diverso/almeno tu nell'universo..." Dove l'avevo lasciata in tutti quegli anni? Forse lì, in un cassetto della mia memoria. Come "quella" canzone, "Almeno tu nell'universo", autentico gioiello da collezione era rimasto nel cassetto in attesa del suo ritorno.
"Mimì è tornata". E non era più la ragazza ribelle, era diventata una donna. Almeno, cercava di sembrarlo. Ed anch'io non ero più la ragazzina fanatica che correva dietro a un mito. E dovevo adattarmi a sentirmi donna anch'io. Quanto pareva sentirsi lei, in quel look così diverso da quel che ricordavo. "...come un diamante in mezzo al cuore...Tu/ tu che sei diverso..."Sarebbe passato quel Sanremo del premio della Critica e l'avrei vista e rivista cento, mille volte nella "Ricerca dell'Arca" e "Doc" e " Via Teulada 66" e tutto quel che le Tv proponevano, incapsulandocela dentro vogliosi e "trendy", personaggio del momento, Premio della critica perché i giornalisti dall'occhio lungo sapevano chi scegliere. Loro. Attraverso gli "Europa Europa" e altri Sanremo, via via fino a quella domenica maledetta domenica della fatale notizia davanti alla TV. E la mia rabbia impotente. La mia voglia di raccontarla a modo mio, al di là degli scontati peana dei coccodrilleschi cantastorie di sempre, elzeviristi del piagnisteo italico. Come l'avevo conosciuta. Predatrice e guerriera quanto me."Di più/ di più/ di più...." E quel libro scritto quasi strillando, parole che si riconcorrevano, si pestavano una con l'altra, come a chiedere disperatamente strada, in una corsa folle verso un traguardo. Quasi a volerla salvare dal rogo ingiusto a cui i suoi detrattori che oggi volevano chieder scusa, la stavano condannando.
"Mimì è tornata". Tornerà ancora e sempre. Ogni volta che la rivedrò nei cento, mille filmati che sento ancora vivissimi nella mia mente e nei miei nervi. Nelle sue canzoni che preferisco ancora come le ha cantate negli anni 70 forse anche più che nelle sue continue evoluzioni. E quel Sanremo 89 dei quattro cavalieri dell'Apocalisse, Rosita Celentano, Daniel Queen, Gianmarco Tognazzi e Paola Dominguin è stato soprattutto lei. Con quella voce da brividi e gli occhi stretti e...non m'importava più il look e il suo tradimento a un ideale hippie e anti-festivaliero e quel voler piacere anche alle signore della buona borghesia che mai e poi mai un tempo l'avrebbero amata, con le sue canzoni da censura e l'anticonvenzionalità delle sue scelte.
Strano. Come in un improvviso "revival" è come se stessi recuperando ancor oggi all'improvviso l'attesa febbrile di quel Sanremo 89 e la voglia di svegliarmi ancora con quel "Mimì è tornata" a fior di labbra. Per scoprire che è tornata davvero, come se mai avesse pensato "tutto sbagliato, baby" e se ne fosse andata alla maniera dei grandi idoli maledetti, strappando via l'ultima pagina, con un gesto brusco. Con rabbia. E mi sorridesse con l'aria tentatrice da un poster immenso, una gigantografia spropositata, un maxischermo da Tridimensionalstyle. Come a dirmi "Hey, ho solo scherzato.Ora vado lì e gliela faccio vedere io come si canta senza playback a quelli lì". Si rinfilasse nelle tunicone hippie, si ridipingesse i puntini sul nso oppure si calasse in uno di quei completi Armani dell'ultima ondata, androgini da urlo e lei a strillarci dentro con una ribelle insana voglia di trasgredire alla linea sottile che avrebbero voluto imporle. E buttasse giù un paio di sorsi di grappa, dimenticando la rabbia per quei cantautori che tenevano per le altre le canzoni migliori e lei doveva prendersele di forza e cantarle come nessun altro e fosse ancor lì, in mezzo ai big di quest'anno. In un Fantafestival che forse vivrò solo io. Perché Mimì è tornata e torna ancora, all'infinito, ogni volta che parlo di lei e la guardo come quella prima volta in Tv quando ho pensato " secondo me, una come lei, con quella voce, quella grinta e quel carisma ed anche quel caratteraccio assurdo, non nascerà più"

Patricia Wolf


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