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 Sanremostory  '87 - '88 - la storia continua...



Sanremostory '87
'88
la storia continua...





(Publiweb) - Sanremo '87 e '88 in piena era rockettara: per la gioia di "panozzi" e metallari sfilano nel Sanremo rock i grandi nomi che richiamano i giovani e si svaria da Bob Geldof, creatore di "Live Aid" ai Def Leppard, passando per gli scandinavi Europe che con la loro "The final countdown" conquistano per il riff incisivo anche oltre le loro effettive grandi doti in versione "live". Ma Sanremo è ancora Sanremo "all'italiana" per il trio Morandi-Tozzi-Ruggeri che si accaparra il primato al festival '87 mentre l'Italia melodica si ferma un attimo a celebrare l'addio del "reuccio" Claudio Villa. E' il festival che vede Cutugno alla prese con l'ennesima ballata "strappacore": stavolta il suo "cavallo di battaglia" é "Figli" e il Toto nazionale si piazza secondo: al terzo posto, il binomio d'acciaio Al Bano-Romina sfodera quel "Nostalgia canaglia" su cui si spenderanno centoeduna satira. Fa scena Patty Pravo e piace alle giuria più raffinate col suo "Pigramente signora" e Fiorella Mannoia cesella un piccolo gioiellino di Ruggeri "Quello che le donne non dicono" che diventa l'inno di tutto il sesso femminile italiano. Ma chi colpisce davvero nel segno è Fausto Leali con la sua "Io amo" che prende alla gola i passionali incalliti e l'anno dopo con "Mi manchi" il "negro bianco" bresciano bisserà il successo anche nelle hit parade.
Morandi "eterno ragazzo" nel ricordo dei grandi trionfi degli anni 60 al Cantagiro e del crescente exploit della sua Nazionale cantanti si trascina al rush vincente i compagni di squadra Enrico Ruggeri ex punk del mondo cantautorale impegnato e Umberto Tozzi, chiomarossa dall'hit facile. Il loro "Si può dare di più" è una promessa o una minaccia, non si sa. Fatto sta che vince. Morandi, alla notizia della scomparsa di Villa piange, ricordando i superscontri all'ultima cartolina nelle finali di Canzonissima in Befane milionarie. E' l'anno dell'accordo ad Helsinky per il disarmo nucleare fra Reagan e Gorbaciov, del Summit G7 a Venezia. Alla camera dei deputati fa scalpore l'ingresso di Ilona Staller, in arte "Cicciolina" e lo scudetto va al Napoli del "pibe de oro" Maradona. Tyson si guadagna il mondiale dei pesi massimi e un grande campione del football, Michel Platini, in età ancora "atletica" appende le scarpette bullonate al chiodo.
E con l'88 tiene banco Arbore col suo "Indietro Tutta" a colpi di cacao meravigliao. Si scende in piazza contro la violenza alle donne e anche a Sanremo non manca l'accenno plateale allo "stupro". Luca Barbarossa (destinato in futuro a "scippare" anche una vittoria sanremese, ma dovranno passare ancora 4 anni) presenta la sua "L'amore rubato" e si piazza terzo. Ma è un festival nel segno della tradizione. Sembra davvero di tornare indietro alle Canzonisime andate. Per ricordare Villa, dopo Morandi, il trono del trionfatore tocca a Massimo Ranieri con una "Perdere l'amore" cantata a gola spiegata, strizzando l'ugola a tutto spiano, a vene tese, con la maschera edoardiana che disegna una smorfia tragica da cantastorie di vecchie romanze passionali. Massimo Ranieri, ormai attore, si recita questo Sanremo vacchio stampo, candidandosi primattore d'obbligo. E Ranieri sia. Indovina chi gli si piazza alle spalle? Toto Cutugno, con "Emozioni". E il suo diventa davvero un beffardo destino di eterno "secondo": come un pollo arrosto o uno spezzatino con patate, dicono i buontemponi. Ma è anche il festival di De Piscopo con"2Andamento lento" che ritma alla sua maniera, della ultrapolemica Loredana Bertè che con "Io" fa ancora la showgirl di razza e poi al dopo-Festival s'inalbera per le inevitabili polemiche (c'è ancora chi le contesta la "pancia" di due sanremo fa), della Oxa con "Quando nasce un amore", slanciata ormai verso un percorso da "sophisticated lady" che cancella gli esordi punk. L'Italia intanto accetta il limite di velocità di 110 kmh, Bush diventa presidente degli USA, debutta il pendolino superveloce sul tratto ferroviario Roma-Milano e si riaprono le porte a Maria Josè di Savoia. Vanno forte gli italiani alle Olimpiadi di seul con sei medaglie d'oro e s'impone la classe "orange" dell'Olanda di Van Basten e Gullit, il fromboliere e il fantasista trascinatore agli europei di calcio. E' trionfo azzurro anche negli Oscar del cinema con "L'ultimo imperatore " di Bertolucci. A presentare Sanremo sono Miguel Bosè e Gabriella Carlucci ed ancora qualche teenager ha occhi solo per lui, figlio di Lucia e del torero Dominguin, poeta del '56. Ma gli idoli dei giovanissimi sono Bon Jovi e i Guns and Roses. Dopo il boom di "Notorius"è in ribasso anche la stella dei Duran.L'epopea paninara è quasi agli sgoccioli e il "grunge" è dietro l'angolo. Prepariamo le camicione a scacchi da boscaioli.

Patricia Wolf


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