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Querela in chat

Querela in chat

come agire contro gli insulti




(PubliWeb) Attenzione a quello che scriviamo su Facebook, Twitter, Whatsapp e simili. Rischiamo di finire davanti ad un giudice. A nulla varrà creare profili anonimi, da computer improbabili per essere irrintracciabili. La Polizia Postale, se c'è una querela, è in grado di rintracciare il responsabile di un'offesa.





Quindi evitiamo di fare sciocchezze avventate. Moderiamo i termini o rischieremo un processo penale ed una salata multa da 800 euro in su. Non solo , ma se postiamo un commento sbagliato sul profilo pubblico di un amico, in modo che tutti possano leggerlo, rischieremo ancora di più. In questo caso infatti si commette un reato aggravato dal mezzo pubblico utilizzato e si finisce di fronte al tribunale monocratico rischiando una condanna alla reclusione. Ne vale la pena? Meglio essere sempre eleganti, a qualunque età, ed evitare di rischiare oltre che una condanna anche la propria reputazione. Perché ad essere volgari ci si rimette prima di tutto quella. Parolacce consentite? Molto poche. Tutto dipende con chi abbiamo a che fare. Se si tratta di un nostro coetaneo, i giudici, per esempio, ammettono il "vaffa" o il "non rompere i c..." Ma se ci si rivolge con le stesse parole ad un personaggio di rilievo, di un'età superiore o ad un insegnante, allora le cose cambiano. Nel dubbio, usiamo parole più gentili, ci risparmieremo tanti guai!

I Link :
Diffamazione tramite Whatsapp
Condanne esemplari
Qual è il giudice competente
Diffamazione e offesa via internet

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