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 Italia alla...Peyton Place? - Rambaudi, spy-story, e ...finestre sul cortile



Italia alla...Peyton Place?
Rambaudi, spy-story, e ...finestre sul cortile





Quando il calcio diventa una spy-story all’italiana eccoti Rambaudi e il presidente del Treviso sbattuti in prima pagina. Con sociologi accaniti a indagare sulle frustrazioni della provincia malata di protagonismo alla Peyton Place ultima spiaggia. E riecco “Signori e signore” di Germi che fa capolino da un ciak sbiadito in dissolvenza, trentacinque anni dopo. Il calciatore pedinato fa scalpore e cominciamo a sentirci tutti piccoli Tom Ponzi smaniosi di indagare e scoprire gli altarini a tutte queste superstar strapagate che finiscono troppo spesso le loro carriere miliardarie in piccoli stadi fra pochissimi ultras deliranti e dimenticano fra i sospiri i giorni azzurri, consolandosi con le divette compiacenti. Ricatti e storie erotiche da subcultura. Un mondo che piacerebbe ancora a Brera ed Arpino, fanatici del football in slang,. Soprattutto l’Arpino di “Azzurro tenebra” che ai tic della provincia faceva il contropelo e torna in mente anche Umberto Simonetta, cultore del gergo dei bar che dedicò una vita agli assi della stecca da biliardo, ai tiratardi ed anche ai devoti del quartino e della chiacchiera sulla partita domenicale. Rambaudi fa notizia. Ha temuto il sequestro, poareto. Ed il Treviso, gloriosa (ma non troppo) e onesta bandiera del triveneto, si è guadagnato una citazione da scoop. Che fine fa questo calcio miliardario che oggi si affaccia all’Europeo in un clima di attesa e speranza mentre le cenette biancorossoverdi cominciano a prenotarsi per tutto il Belpaese? Strilleremo ancora “goool” alla Tardelli e rinverdiremo i fasti che furono di Anastasi e Riva nel mitico ’68 con il Walker in panca?
Mah. Calcio miliardario e sexy-scoop hanno sempre fatto coppia fissa. Chi non ricorda le liti furibonde di HH il mago con Valentin Angelillo che amoreggiava con Ilya Lopez nelle notti di dolce vita nei locali-da-ore-piccole? E le love-stories proibite fra Ramon Lojacono e Claudia Mori futura signora Celentano? E poi le nozze contestate della contessina Agusta e Josè Germano, asso colorato del Milan e le notti bravi di Baker e Law, britannici bizzosi che furoreggiavano con le più affascinanti lolite torinesi e poi chiudevano le scorribande sbronzi fatti a duecento all’ora conciati come pugili dopo un match da brivido??. E più recentemente i festini polvere bianca e donne di Maradona e le marachelle di Ronaldo e le porno-star di Asprilla. Anche in quest’Europeo che sogna il bis di un trionfo ormai lontano , si straparla ancora di Victoria la Spice e Beckham l’inglese bello come il sole e odiato dagli arbitri. E la provincia? Come le stelle di Cronin sta a guardare. Spera nello scandalo, oggi l’occhio nello spioncino è una videocamera da chat e il campione è un bersaglio mobile appetitoso se amoreggia con una cover-girl. Venite, venite, date un’occhiata anche voi…
E a queste ragazze pon-pon sempre più patinate, vogliose di giocarsi i loro vent’anni finchè son da tappeto verde per attrarre i bollenti spiriti dei play-boy dal nome altisonante (Del Piero, mica Einstein e Freud, quelli sono i nomi che conta conoscere), come le giudichiamo? Belle bionde o nere corvine, rigogliose nelle loro forme perfette, come potrebbero resistere al richiamo da piffero magico del campion pedatore o della rockstar con fisico da sballo e look appariscente oltre a conto in banca e turbo parcheggiato fuori? Si balla salsa e merengue come un tempo il cha cha cha e poi si finisce in qualche mansarda superattrezzata con frigo-bar e TV satellitare e tutti i comfort agevolati che, basta spingere un tasto per vedersi spalancare il Paradiso. Ma la donna emancipata confezionata faticosamente nei difficilissimi anni 70 che fine ha fatto? Si è persa nell’assai più gratificanti top-ten da Miss obbligata dei rovinosi 80’s e 90’s, culla dell’ormai stracitato culto dell’immagine? Fa davvero ancora notizia la supersexy che s’accoppia al divo del football? Al punto da far straparlare i ragazzetti col vespino truccato che sostano davanti ai bar boccheggiando d’estate dopo aver sputato l’anima per guadagnarsi il soldo per farsi qualche giorno di mare fuori dal paesello e magari cuccarsi la straniera? Ma sì. Cosa vuoi che cambi. Gli slang e gli status-symbol. Oggi col cellulare, ieri il borsello. Ma per raccontarsi cosa è successo nel grande mondo ed anche nel piccolo mondo, siamo tutti come James Stewart nella sua mitica Finestra sul Cortile.
Tutto il mondo è provincia. L’Italia poi…è un’eterna immensa sterminata Provincia che confina con l’Unione Europea. Ma ci confina in modo talmente scontroso che quasi quasi è tronfia e contenta di sé. Mica ha tanto voglia di dilatarsi. Vuol crescere in scienza e tecnologia, vuol gonfiarsi di conquiste per sentirsi alla moda. Ma ha scarsissima convinzione nei propri mezzi e preferisce lo sguardo passivo da telespettatore, più che vestire i panni del protagonista. Quando scaleremo qualche classifica dignitosa? Quando smetteremo di fare i voyeur e staccheremo qualche sprint dignitoso? Perfino le sale cinematografiche ormai fanno superincasso solo coi film stranieri. Eppure la commedia all’italiana va ancora forte. E Rambaudi si guadagna il titolo in prima pagina perché in provincia, si sa, certe storie di pedinamenti e amori proibiti fanno sempre colpo. E allora, via coi pettegolezzi e le sparate “io so com’è andata.” “ora ve la racconto io, la storia vera”. E la gioventù disastrata e sottoccupata trova un motivo in più per sopportare il dì di festa fra alcolici offerti dal leader della combriccola e sogni di conquiste erotiche. Italia da Vitelloni, prova a inventarti un film così ancora oggi invece di recitarlo all’infinito. Datti un assetto internazionale e smetti di riproporre all’infinito clichè dell’altro ieri, modificando solo la buccia esteriore. Tanto per non smentirti.
Non è solo l’abito che fa il monaco. E non sarà Bossi che chiude le ostilità al clero abbassando improvvisamente la mira nell’anno del Giubileo. Se poi muoiono le suore convinte della propria missione, a forza di regalare umanità a sbandati e tossici. Nella crociata contro le ipocrisie e i luoghi comuni, l’Italia è provincia da una vita. Si raduna per i campionati di calcio, inventa l’amicizia e poi la dimentica alla prossima curva. Si creano piedistalli per i miti d’oggi, si buttano giù domani e domani l’altro si è pronti per ripartire con altre teste coronate come se l’ultimo re non fosse stato spodestato da un pezzo e per i Savoia non fosse stata dura la battaglia per riprendersi un pezzo di Belpaese dopo l’esilio e il disonore.
Al di là di tutto, il mondo della provincia è pittoresco per le espressioni schiette di gergo, le partite a briscola nei bar, i vecchietti dal solco sul viso coi loro quarti di vino e le bellezze locali ancora vestite a volte con gli abiti della bisnonna quando è l’ora del liscio. Per le innocenti evasioni nelle sale da ballo o negli stadi da pochi posti, sognando di essere al Meazza o all’Olimpico. Quel che è triste è che la mentalità ristretta, le prediche da benpensanti tradite poi nel solito impagabile razzolar male appena girato l’angolo, nel dare importanza solo a quel che luccica come i buoni selvaggi a cui Cristoforo Colombo comprò l’America, non fossero diffuse un po’ ovunque. Non solo a Treviso, patria del radicchio ottimoper il risotto. E di Rambaudi e presidenti ricattatori e scandali più o meno noti o sussurrati è piena la nazione. E quando non c’è, s’inventa. Sennò che noia stasera, che noia qui al bar


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